Con questa frase Giuseppe Mazzini nel 1936 apostrofava il suo momento e quello che attraversava l'Italia dopo i fallimenti dei moti rivoluzionari. Le sue idee lentamente si dissolvevano, ma la forze stessa della sua dottrina riusciva a convincerlo sempre più che quelle idee erano le più adatte, quella era la strada da seguire. Vi chiederete: ma cosa c'entra tutto questo con il calcio? Faccio riferimento a questa frase perché sottolinea al meglio il mio stato d'animo di fronte al ritorno di Lippi sulla panchina della nazionale. Forse qualcuno, o forse la maggior parte dei lettori di Diariocalcistico, non saranno d'accordo, ma io non amo i ritorni al passato, non amo i tentativi di riapertura di vecchi cicli, non amo la nostalgia del passato. Ovviamente, non ho amato Donadoni, il suo lavoro, le sue convocazioni, le sue tattiche, non ho amato nulla di questa avventura europea. (Questo spiega il perché dei pochissimi post dedicati all'europeo di calcio).
Ma il punto non è questo: penso che tutti gli amanti del calcio abbiano visto e notato le difficoltà della nostra nazionale, sterile in attacco, imprecisa a centrocampo, ottima solo in difesa. Non c'è Lippi che tenga alla pessima figura dei nostri ragazzi, che portavano sulle loro spalle il fardello dell'essere "campioni del mondo" proprio grazie al ct di Viareggio. Non sopporto i ritorni perché non portano bene, non sopporto i ritorni perché, come quando ti innamori per la prima volta, dopo, quando il tempo passa inesorabilmente, non provi più le stesse sensazioni, le stesse emozioni.
Non sono contento di Lippi perché con lui abbiamo già vinto, quando ho saputo del suo ritorno non mi sono emozionato, anzi...
Cambiare non significa tornare indietro, tornare indietro non significa rivincere. Berlino fa parte del passato, forse quelle emozioni le ritroveremo o forse no. I protagonisti non saranno gli stessi, lo stesso clima e lo stesso ambiente non si riproporranno mai. Sono pessimista nei confronti degli "amarcord" perché sono come le minestre preriscaldate. Amo la novità, vorrei lo sconvolgimento, l'originalità. Mi sarebbe piaciuto semplicemente un altro allenatore, un altro nome, magari Capello, Ancellotti, Prandelli. Certo, non sarebbero mai potuti arrivare per via dei contratti che hanno con i loro club, ma faccio dei nomi giusto per non subire magari le critiche di chi dice: "sì ti lamenti, ma cosa proponi?"
Mi piace il nuovo perché mi dà emozione, il vecchio mi rattrista...
La tempesta del dubbio!
venerdì 27 giugno 2008
Pubblicato da Michele Greco alle 15:45 0 commenti
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